E' TEMPO DI "5 X MILLE"
 
La pandemia ha messo in ginocchio l'economia della nostra nazione e in particolare della Regione Sardegna!
Tutte le nostre attività sono state sospese in attesa di una ripresa che ci auspichiamo quanto prima;
E' questo il momento di analizzare con attenzione questa nuova fase e ripensare nuove modalità per ripartire...a vapore!
Anche per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto per continuare a mantenere e valorizzare il patrimonio e la memoria storica delle ferrovie in Sardegna!
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Eccoci ad una parte appena diversa.

I ferrovieri potrebbero apparire come persone burbere, tutte concentrate sul lavoro e sui mezzi, poco inclini a lasciar trasparire le emozioni e alla poesia.
Non è così, dietro all’apparente scorza di persone dure e severe in realtà albergano sentimenti e passione, come appare chiaramente da queste due poesie.

Lettera a un'amica

Cara amica, non meravigliarti se prendo questa decisione dopo tanto tempo, il fatto è che con l’andar del tempo i ricordi sono un po’ offuscati, si accavallano e creano una tale confusione che i ricordi, forse i più belli, restano nascosti in qualche angolino della memoria.
Ieri, per caso, ti ho rivista, lustrata bene sì, ma in un binario morto nella stazione, inanimata come un monumento simbolo di potenza del passato, oggi solo per fare mostra!
Io sì, nel vederti, ho sentito un tonfo al cuore, quanti ricordi in un attimo!
Tutto il tempo che siamo stati amici, tanti anni vissuti insieme.
Ti ho rivista sbuffante e fiera tra pianure e monti ed arrancare un po’ nelle salite.
Bastava un tocco lieve come una carezza e subito ti riprendevi e arrivavi al culmine.
Poi quasi per rifarti volevi correre, correre ed io, tremante di paura, ti frenavo per portarti al giusto passo, giù per le discese e nei tornanti.
Quanti amici a salutarci nel transitare!
Casellanti, dirigenti, contadini... e tu rispondevi con un fischio prolungato che risuonava in tutta la vallata come un ciao, un arrivederci.
Cara amica, com’è triste rivederti inerte, senza un fil di fumo né battiti scanditi a ritmo, come i battiti del cuore, né un viso nero con la divisa unta del tuo grasso che ti gira attorno con una chiave, un martello “pipa” in mano.
Ti ho guardata, girato intorno con ricordi di tanta gente, partenze, arrivi, soste ....
Chissà quanti addii e pianti di chi lasciava la propria terra in cerca di un lavoro più sicuro e ritorni pieni di gioia!
Tu non puoi ascoltarmi, ma col cuore voglio ugualmente dirti: grazie!
Grazie per i ricordi che, per un solo istante, mi hai fatto rivivere.

Cagliari, in un giorno di nostalgia. Efisio Sarritzu

 

 

Dentro questa borsa svuotata (ti lascio tutto)

Dentro questa borsa svuotata mi è rimasta la poesia del commiato per questa parte di vita
trascorsa insieme e spesa cercando quel pane impastato con la farina macinata nell'andirivieni degli uomini azzurri che trascinano l’esistenza correndo dentro le giostre di ferro ribadito.
 Il tempo se n’è andato come fiume in pianura, lentamente, rivo che è scivolato di fianco al verde.
Lanterna, M.80, petardi... Tra treni e treni, ricordi di stupore...
 Ed oggi amaro sapore di pianto, negli occhi colmi di lacrime, al vedere
 il temperino col quale pulii l’arancia divisa col compagno in dormitorio, la notte di Natale di un inverno di freddo e di vento.
Ti lascio tutto. Nel candore dei muri della stanza ove dormi ti scrivo dappertutto auguri di buona fortuna.
Ti lascio la buona sorte per le notti senza luna da trascorrere sveglio, avvolto da brezze fredde leggendo orari con occhi assonnati.
Ti lascio tutto il fresco mattutino, l'aroma del caffè di albe pregne di luce e di pace. Tramonti sereni e mille e mille treni per correre dentro notti di chiarore.
Ti lascio col dolore sottile di chi ha amato e andando via ha lasciato in questa borsa pesante e leggera due lacrime, poste sulla bandiera della grande famiglia del treno.
Buona sorte compagno di viaggio, vai, sereno.

Vincenzo Pisanu - Cagliari

 

Continuate a seguirci con il solito affetto, continueremo a raccontare il mondo della ferrovia in tutti i suoi aspetti.

Fuori programma durante la visita dei reali a Cagliari.


Nell’aprile 1899 il re Umberto e la regina Margherita sbarcarono a Cagliari dove furono accolti con
gran pompa: salve di cannone, una schiera di personaggi variamente autorevoli e di dame in vesti
quanto possibile sontuose, alte uniformi, fanfare, e infine un gran corteo di carrozze che dal porto
si inerpicò fino al palazzo viceregio, residenza dei sovrani.
Nei giorni seguenti, fra parate, pranzi di gala e ricevimenti, visitarono gran parte della Sardegna.
A Cagliari presenziarono alla posa della prima pietra del nuovo palazzo comunale, a Sassari
all’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II e alla prima Cavalcata sarda.
Visitarono miniere ed ospedali, ricevettero suppliche e doni, risposero a centinaia d’inchini,
strinsero innumerevoli mani.
Vi fu, però, anche un evento luttuoso. Il 14 aprile, proprio mentre partiva il treno reale che portava
appunto a Sassari Umberto e Margherita, nella stazione di Cagliari crollò, quasi sui binari, il
parapetto d’un terrazzo sul quale s’erano accalcate in numero eccessivo, per assistere dall’alto alla
partenza dei reali, le giovani allieve d’un convitto: morì, travolto dal crollo, un facchino che ebbe la
sfortuna di passare lì sotto in quel momento; restarono ferite alcune ragazze precipitate anch’esse
nel vuoto.
Il re e la regina fermarono il corteo per prestare personalmente soccorso alle malcapitate
studentesse.
Ma ad onta di quello sfortunato incidente, la visita reale procedette nel migliore dei modi, con
piena soddisfazione di tutti.


Inaugurazione e primo viaggio sulla linea Sassari‐Cagliari

Alla presenza del Ministro dei Lavori Pubblici, on. Baccarini, ed una folta schiera di autorità viene
inaugurata, il 1° luglio 1880, la linea ferroviaria da Sassari a Cagliari.
Il treno inaugurale prende il via da Sassari alle ore 7 del mattino fra i calorosi applausi della
popolazione e dopo numerose anche se brevi fermate nelle stazioni intermedie, il treno entra
nella stazione di Macomer, capoluogo nel Marghine.
Il convoglio denominato “Salon”, mosso dalla locomotiva “Dante”, giunge a Macomer a mezzodì,
atteso alla stazione da una folla plaudente ed acclamante.
La Stazione è addobbata a festa e le bande cittadine di Cagliari e Sassari suonano la marcia reale e
l’inno “God save the Queen”.
Dopo le presentazioni di rito S.E. il Ministro si mostra gratissimo della festosa accoglienza alla
quale segue un banchetto con duecento coperti.
Si vedono gli antichi stemmi di diverse città dell’Isola, nonché bandiere italiane e inglesi, come
pure vi sono eleganti trofei ed insegne del lavoro.
Il direttore delle Reali Epaminonda Segrè ringrazia e afferma che Macomer diventerà centro
commerciale ed industriale, invitando a bere alla salute del Re, del Parlamento ed alla prosperità
della Sardegna.
I sindaci di Sassari e Cagliari ribadiscono i vincoli di solidarietà e simpatia che legano le città sorelle
superando i vecchi e dannosi campanilismi.
Prende la parola il ministro Baccarini che fa il punto sulla costruzione delle strade ferrate e su
quella dei porti ad esse collegate e dichiara ch’egli sosterrà le sue idee dal banco di deputato,
quando non le potesse esplicare dal seggio di ministro, ricevendo in cambio gli applausi
entusiastici dei presenti.

Parlano in seguito il cav. Satta Musio e l’ing. Piercy, quest’ultimo facendo la storia della
costruzione delle ferrovie, dimostrando come l’attività da lui messa in atto sia stata fatta in stretta
collaborazione con la Compagnia Reale.
Alle 5,30 si annunzia la partenza ed il treno, fra gli applausi, riprende la marcia, passando
attraverso le stazioni di Borore, Solarussa, Abbasanta, Simaxis e, all’arrivo alla stazione di Oristano,
sosta con ulteriori festeggiamenti.
Si continua il viaggio fino a Cagliari con una grande e festosa accoglienza degli abitanti del
capoluogo isolano che, pur arrivando il treno verso mezzanotte, sono a migliaia presenti mentre il
cielo è illuminato da bellissimi fuochi artificiali.
Nel prossimo post pubblicheremo alcune poesie che dei colleghi ferrovieri hanno voluto dedicare
ad alcuni momenti od oggetti che hanno avuto un particolare significato